I sassi di Matera da Pier Paolo Pasolini a Mel Gibson. Intervista a Pietro Laureano

Sassi di Matera? Un set per molti film. Ne prendiamo due, due capolavori. Ovvero i Sassi prima e dopo il restauro dell’architetto Pietro Laureano: dal Pasolini del Vangelo secondo Matteo (1964) al Gibson di The Passion of the Christ (2004). E scopriamo che la neolitica Matera è in realtà una città del futuro proprio grazie ai suoi Sassi.

«Il mio lavoro su Matera inizia nel ’92, quando ancora è una città abbandonata – racconta Pietro Laureano, architetto che ha vissuto dal 1992 al 2005 nei Sassi di Matera, li ha iscritti nel 1993 nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco e li ha restaurati –, 2 o 3 i residenti nei Sassi, come nel ’64: sassi vuoti, in bianco e nero, ruderi, un mondo al di là della storia (Cristo si era fermato a Eboli). Una Matera scelta da Pasolini quale immagine di Gerusalemme, che peraltro ora non è così, e della dura primordialità. Il suo Cristo si rivolge così alla città: ‘Di voi non resterà pietra su pietra, razza di vipere!’. Una città che ha avuto un rapporto difficile con la natura, che è stata poi la sfida attraverso la quale è stata realizzata. Le murge materane sono ostili come i calcari della Palestina o la Tebaide, l’Egitto, la Siria, l’Etiopia. Tutte terre scelte dal movimento monastico, che cercava eremi nel deserto per creare situazioni vivibili usando i sistemi sotterranei di raccolta delle acque, le grotte».

Cosa ha fatto in quei 13 anni?
“Ho vissuto nei Sassi, evidenziando come il percorso del movimento monastico non facesse che ritracciare e rivivificare strade preistoriche. La storia di Matera non è medievale, ma neolitica. La mia lettura della città è stata questa: Matera fa parte di una storia antichissima che guarda al futuro perché usa le risorse senza distruggerle, alternativa in questo alla città moderna. A Matera, città ‘troglodita’ e parsimoniosa, si distillava l’acqua dalle caverne, si costruivano giardini pensili, c’era un ciclo sostenibile dei rifiuti. Non era la città ortogonale della modernità, per questo spaventa. Pasolini la sceglie per indicare una situazione precristiana, cerca di riportarvi il Cristo da Eboli. Matera è così però una città del futuro, ecosostenibile. Quando iniziò il mio intervento, c’era chi voleva recuperare i Sassi per omologarli (grandi contenitori per mostre ad esempio) e chi come me voleva salvaguardarne la qualità con un restauro conservativo che non li rifacesse, ma li usasse per come sono, vivendoci. Così ho fatto. È un messaggio per il futuro, ed è stata una proposta vincente: adesso i Sassi sono quasi del tutto abitati. Una città vive se abitata, non può diventare il museo di se stessa!

Il film di Gibson?
Importante, ma involontariamente negativo: ha creato un’immagine hollywoodiana. I turisti vengono a Matera per vedere i luoghi del film, non per conoscere i Sassi. L’eccessiva notorietà ha un po’ snaturato la città. Sono stati fatti investimenti anche a fini speculativi. La Matera che ho lasciato nel 2005 era un’altra, ma la mia esperienza è stata comunque di successo: i Sassi sono preservati. Avrei voluto una maggiore tensione culturale per rispettare di più l’origine della città e gli aspetti ecosostenibili che Matera ha e che ora si ritrovano nell’architettura moderna. Con il turismo e il successo ciò è avvenuto solo in parte, ma sono concetti che devono maturare in sede locale. Ci vuole tempo insomma.

Intervista a cura di Enrico Zoi  pubblicata sul sito web http://www.iltrillodeldiavolo.it